Breve storia della relatività:

Il termine "relativo" deriva dal latino tardo "relativus" (derivato di "relatus", participio passato di "referre", che vuol dire "riportare") ed indica "ciò che fa riferimento a qualcosa".

Il primo personaggio che introdusse il concetto di relatività nell'ambito scientifico fu Galileo che, nel "Discorso sopra i massimi sistemi" del 1638, riconosceva l'inesistenza di fenomeni "assoluti" (in particolare di moti assoluti di questi sistemi), e constatava la loro dipendenza dai sistemi di riferimento nei quali venivano osservati.

La relativita' galileiana risulterà, fino alla fine dell'800, uno dei capisaldi della fisica classica, che se ne servirà ,per l'interpretazione e lo studio di qualsiasi moto.

Attorno al 1887, però, Albert Michelson ed Eduard Williams Morley, progettarono un esperimento che mise in crisi l'impianto teorico classico, negando l'esistenza dell'etere.

Fino ad allora, i fisici si erano serviti di questo elemento per spiegare la propagazione delle onde luminose attraverso lo spazio,(essendo onde trasversali, esse potevano propagarsi unicamente in un mezzo materiale solido).

Solo nel 1893, George Francis Fitzgerald propose un'interpretazione del tutto innovativa dell'esperimento di Michelson-Morley, sostenendo che la materia si contraeva nella sua direzione del moto e questa condizione aumentava con la velocità (contrazione di Fitzgerald).

Pochi anni dopo Henrich Antoon Lorentz propose una elaborazione matematica che descriveva il fenomeno ipotizzato da Fitzgerald e lo integrava con l'ipotesi di un aumento di massa nel caso di particelle dotate di velocita' molto elevata.

Questi studi risultarono la premessa alla Teoria della relativita' ristretta, elaborata nel tempo libero da Albert Einstein nel 1905 quando prestava servizio presso l'Ufficio Brevetti, in Svizzera. Questa nuova concezione portò sconvolgenti conseguenze tra cui:

  1. l'ipotesi di quantizzazione dell'energia, già confermata dagli studi sull'effetto fotoelettrico,
  2. l'assunzione della velocità della luce come costante dell'universo (nei sistemi inerziali),
  3. la negazione della assolutezza dello spazio e tempo e la loro dipendenza dai sistemi di riferimento.

La relativita' ristretta, in questo modo, si presentò come una estensione a tutti i fenomeni fisici, del principio di relatività galileiana.

Tra il 1912 ed il 1916, Einstein formulò la teoria della relatività generale che, applicando i principi della relatività ristretta ai sistemi non inerziali, porto' al principio di equivalenza tra massa inerziale e massa gravitazionale ed all'interpretazione di fenomeni astronomici fino ad allora inspiegabili.

I primi decenni del Novecento (1905 - 1916)

Mentre Einstein si dedicava ai suoi studi sulla relatività, nell'Europa di inizio Novecento, cominciavano a delinearsi i caratteri di una imminente crisi che avrebbe sconvolto l'assetto politico-economico di molte nazioni.

In quel periodo si era verificato uno scadimento morale, una disaffezione verso i valori della civiltà borghese che, fino a quel momento, avevano caratterizzato la società.

La politica egemonica ed imperialista di molte potenze europee (tra cui la Germania), avevano stabilito rigidissimi confini economici tra i vari Stati e le loro colonie, con la conseguente impossibilità di creare nuovi mercati dove smerciare la sovrapproduzione.

Alcuni episodi (le due crisi marocchine del 1905 e del 1911 e le due crisi balcaniche del 1912-1913 e 1913-1914) avevano testimoniato da una parte l'efficacia dell'intervento delle organizzazioni diplomatiche, ma, dall'altra, i contrasti tra nazioni che vedevano coinvolti i loro interessi politici ed economici.

Proprio per queste ragioni, il duplice assassinio (Francesco Ferdinando I, diretto erede al trono d'Austria e la consorte) da parte di Gavrilo Princip, uno studente bosniaco proveniente dalla Serbia, scatenò un conflitto di proporzioni mondiali.

Proprio nel periodo in cui "scattava" il sistema delle alleanze, Albert Einstein fu richiamato a dirigere l'istituto di fisica Kaiser Wilhelm (1914).

Quando nel 1916, verrà pubblicata l'ultima memoria del fisico tedesco, con la quale egli rivoluzionò la scienza, l'Europa era già stravolta da quasi 3 anni di guerra che avevano mostrato l'orrore della condizione umana nelle trincee.

Lo scienziato tedesco, attraverso una corrispondenza intercorsa tra lui e Freud, cerco' una spiegazione psicoanalitica dell'odio per capire quale fosse uno dei motivi che aveva portato all'insorgere del conflitto.